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Rapporto Osservasalute: l'Italia ingrassa e fuma sempre di più

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Rapporto Osservasalute: l'Italia ingrassa e fuma sempre di più Empty Rapporto Osservasalute: l'Italia ingrassa e fuma sempre di più

Messaggio  @liu@ Mer Mar 04, 2009 3:25 pm

In un’Italia che appare sempre più divisa sul versante sanitario (con l’ulteriore miglioramento delle Regioni, soprattutto al Nord, che già governano bene la propria sanità e, al contrario, con l’aumento delle criticità di quelle Regioni che, al Sud e al Centro, devono colmare ritardi strutturali enormi), gli italiani appaiono invece sempre più uniti nelle cattive abitudini e nei fattori di rischio per i big killer del Paese: malattie cardiovascolari e tumori. Infatti, il giro-vita degli italiani continua a lievitare in tutte le Regioni e, al contrario di quanto sarebbe auspicabile per contrastare la piaga dell’obesità, sono addirittura diminuiti quelli che praticano sport. E non è tutto, si vanno diffondendo mode tutt’altro che salutari, come quella dell’aperitivo alcolico, che ha fatto crescere ancora di più il consumo di alcol fuori pasto, unitamente al consumo di snack e altri “stuzzichini” poco salutari.

È la situazione che emerge dalla sesta edizione del Rapporto Osservasalute 2008, un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle Regioni italiane presentata oggi all'Università Cattolica. Pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma ed è coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia, il Rapporto è frutto del lavoro di 266 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti distribuiti su tutto il territorio italiano, che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali.

Dal confronto dei dati raccolti nelle precedenti indagini, emerge che la percentuale di persone in sovrappeso è cresciuta progressivamente passando dal 33,5% (rapporto 2005) al 33,6% (rapporto 2006), per salire ancora al 34,6% fino al dato attuale del 35%, lo stesso trend ha seguito l’obesità (8,5%, 9%, 9,9% e 10,2%). L’Italia, dunque, si appesantisce sempre di più, la percentuale di uomini in sovrappeso (43,8%) è quasi il doppio di quella del sesso femminile (26,8%). Le regioni del Sud presentano la prevalenza più alta di persone che risultano in sovrappeso (Basilicata 40,4%, Campania 39,8%, Sicilia 38,2%, Calabria 37,9%) ed obese (Sicilia 10,9%, Basilicata 12%, Puglia 11,7% e Campania 11,2%) rispetto alle regioni settentrionali (Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia); anche se, rispetto ai dati riportati nel Rapporto Osservasalute 2007, si osserva una tendenza in leggero aumento anche per le regioni del Nord, sia per quanto riguarda le persone in sovrappeso che per quelle obese.

Invece risulta in discesa il numero di sportivi in Italia: infatti, se nel Rapporto 2007 solo il 20,9% della popolazione ha dichiarato di praticare in modo continuativo uno o più sport nel tempo libero, quest’anno il rapporto indica che a farlo è il 20,5% degli italiani. Anche quest’anno, come nella precedente edizione, risulta che solo il 10,3% degli italiani pratica sport in modo saltuario, mentre gli individui che non svolgono alcuna attività sportiva sono il 41,1%.

Anche le abitudini alimentari sono in peggioramento un po’ ovunque lungo lo Stivale: le tendenze evolutive che emergono dal confronto con le precedenti edizioni di Osservasalute mostrano comportamenti che si allontanano sempre di più da quella che è una dieta auspicabile. Si registra la diminuzione del consumo di alimenti proteici come carni bianche, che contengono pochi grassi, e uova, di cereali, di patate, cosa che non fa ben sperare per il recupero dei carboidrati che dovrebbero essere assunti in una dieta equilibrata. Inoltre, si assiste alla polarizzazione (diminuzione dei consumatori, ma tra gli amanti di questi cibi si intensificano i consumi) nel consumo di vegetali e frutta e di pesce e latte. Crescente risulta il consumo di dolci e legumi e fortemente crescente quello di snack salati (dal 54,6% di consumatori nel 2003 al 56,8% del 2007). Positivo solo l’andamento riguardante i grassi per cottura e condimento; risulta crescente l’uso di olio d’oliva e decrescente quello dell’olio di semi e burro. Per quanto riguarda i consumi di bevande si osserva la diffusione del consumo di alcolici fuori pasto e, fortemente crescente, quello di aperitivi alcolici. E tra le cattive abitudini alimentari si rileva anche un basso il consumo di frutta e verdura, solo il 5,3% delle persone mangia almeno 5 porzioni al giorno di ortaggi, verdura e frutta (come raccomandano i nutrizionisti). Nondimeno c’è da sottolineare che esiste un gradiente Nord-Sud piuttosto marcato per la percentuale di persone che consumano almeno 5 porzioni al giorno di ortaggi e frutta: tutte le regioni settentrionali presentano valori al di sopra della media nazionale, mentre tutte le regioni meridionali si collocano al di sotto. Le regioni centrali si distribuiscono intorno alla media.

Da bocciare sono pure le nuove tendenze alimentari dei giovani: per i bambini di 3-5 anni è significativo il trend crescente del gruppo delle carni, pesce e uova e in particolare per i salumi (dal 79,7% dei consumatori nel 2001 all’82,7% nel 2007) dovuto ad una aumento del consumo giornaliero; mentre per i ragazzi di 14-17 anni il trend fortemente crescente per il consumo di alcolici fuori pasto (dal 15,5% al 20,5% dei consumatori), aperitivi alcolici (dal 19,3% al 24,2% dei consumatori) e super alcolici (dal 10,8% al 12,7% dei consumatori) aumenti che sono associati ad un intensificazione delle frequenze di consumo, nonché la diffusione del consumo moderato degli amari.

Le abitudini degli italiani sembrano mostrare un trend in peggioramento anche per il fumo, che rappresenta la prima causa di morte evitabile: confrontando il nuovo Rapporto con quello del 2007 si vede che i fumatori aumentano in entrambi i sessi: se dal rapporto 2007 emergeva che il 28,3% dei maschi era fumatore (dato 2005), il 16,2% delle donne, nel rapporto 2008 siamo rispettivamente al 28,8% e 17% (dato 2006). In Italia, i fumatori sono circa 12 milioni e l’età media alla quale le persone iniziano a consumare tabacco è intorno ai 16 anni. Si fuma di più al Sud (Lazio 25,7%, Sicilia 25,5%, Campania 26,9%) rispetto alle regioni settentrionali (PA di Trento 19,2%, PA di Bolzano 19,8%). L’abitudine al fumo è più diffusa fra gli uomini (28,8%) rispetto alle donne (17,0%) ed è diffusa soprattutto tra le persone dai 20 ai 54 anni.

Un altro processo di convergenza al negativo per gli abitanti del Bel Paese riguarda i tumori; come già evidenziato nei precedenti Rapporti, il rischio oncologico complessivo del Sud, storicamente più basso, si sta avvicinando a quello del Nord: tra gli uomini, i livelli di incidenza nel Sud, che negli anni '70 erano spiccatamente più bassi rispetto al resto del Paese, si stanno avvicinando a quelli del Nord e si prevede che nel 2010 raggiungeranno i valori del Nord per tutte le sedi e per i tumori del colon-retto, del polmone e dello stomaco. Per le donne i trend di rischio sono in crescita per tutte le sedi considerate ad eccezione del tumore dello stomaco. Nondimeno possiamo contare sui programmi di prevenzione oncologica in crescita nel paese: i programmi organizzati vanno estendendosi lentamente ma progressivamente su tutto il territorio nazionale. In Italia, quasi 8 donne su 10, risiedono in un’area dove è attivo un programma di screening mammografico, quello per il cervicocarcinoma ne raggiunge 7 su 10 e lo screening del colon-retto, che ha una storia più recente, ha avuto, invece, un forte impulso negli ultimi due anni e la sua estensione raggiunge quasi la metà della popolazione che dovrebbe raggiungere. Le differenze geografiche già evidenziate in passato tra il Nord ed il Sud persistono, ma si attenuano: al Sud, infatti, si passa dal 39 al 46% per lo screening mammografico, da 50,2% a 65,6% di donne inserite in un programma di screening citologico per il carcinoma del collo dell’utero. L’incremento è dovuto, soprattutto, all’attivazione dei programmi in Calabria.

Fonte: Ufficio Stampa Università Cattolica di Roma 2009.
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