Demenza: identificarla precocemente con la PET?

Il ricorso alla tomografia a emissione di positroni (PET) potrebbe permettere una diagnosi più accurata dei casi di demenza, identificando anche gli stadi precoci della malattia. Lo sostiene una nuova ricerca presentata al meeting annuale della Society of Nuclear Medicine tenutosi in Canada.
“Le analisi cliniche di routine non identificano con accuratezza la radice della malattia”, afferma Kirk Frey della Hospitals' Division of Nuclear Medicine presso la University of Michigan, autore della ricerca, “il nostro studio preliminare indica chiaramente che le tecnologie di imaging molecolare, come la PET, possono aiutare a diagnosticare uno specifico tipo di demenza nei pazienti e ciò è di enorme importanza per fornire ai pazienti il miglior trattamento”. Nel loro studio, Frey e colleghi hanno preso in esame 66 pazienti con sospetta demenza o danno cognitivo lieve ed hanno chiesto a tre differenti medici di effettuare la loro diagnosi in base ai dati ottenuti dalle analisi diagnostiche di routine. Il campione di pazienti è stato in seguito sottoposto a tomografia a emissione di positroni. I risultati dello studio hanno mostrato che, in seguito alla PET, la diagnosi di demenza dei pazienti veniva modificata dai medici in circa il 25% dei casi. La tomografia a emissione di positroni, affermano gli autori, fornisce importanti segnali che altre tecnologie di imaging non riescono a fornire, come i dati relativi alla degenerazione dopaminergica e ai depositi di placche amiloidi, importanti indicatori per la corretta diagnosi di malattia di Alzheimer e di danno dopaminergico nella demenza a corpi di Lewy.