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Cielo, il pupo sta male!

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Cielo, il pupo sta male! Empty Cielo, il pupo sta male!

Messaggio  @liu@ Lun Giu 22, 2009 10:30 am

Cielo, il pupo sta male! - Spesso dietro una febbre, un mal di pancia o di testa il bambino ci racconta di un suo malessere, a volte anche molto profondo. Con l'ausilio di un'esperta vi spieghiamo come leggere il linguaggio del suo corpo
Cielo, il pupo sta male!
in Baby Boom

Spesso dietro una febbre, un mal di pancia o di testa il bambino ci racconta di un suo malessere, a volte anche molto profondo. Con l'ausilio di un'esperta vi spieghiamo come leggere il linguaggio del suo corpo

Un bambino malato è capace di mandare in crisi anche la mamma più collaudata. E non solo sul piano organizzativo. Di fronte a un figlio con qualche linea di febbre, col mal di pancia, mal di testa o la dissenteria ci sentiamo tutti impotenti. Sempre più spesso però molti genitori abusano delle medicine e le offrono ai loro figli per farli guarire prima e rientrare così al più presto a scuola. A sottolineare questo erroneo comportamento sempre più in voga tra i genitori del Terzo Millenio è la dottoressa Colette Shama, in occasione dell'evento Kids: c'è tutto un mondo tra 0 e 12, che invita tutte le madri e i padri a non soffocare mai la malattia dei loro figli, qualsiasi età loro abbiano. «Bisogna lasciare sfogare i sintomi - spiega la pediatra - non reprimerli. La malattia deve fare poi il suo decorso. Malattia e la convalescenza sono due momenti molto terapeutici sia il piccolo che per chi gli sta accanto (madre, padre, nonna, fratello maggiore) in quel momento. L'attesa è poi fondamentale. Ai giorni d'oggi è da rivalutare il concetto di tempo, che spesso è la miglior medicina». Ma non è tutto.

Di fronte a un bambino malato la dottoressa invita a cambiare il proprio punto di vista e a non prestare attenzione solo alle cure da mettere in atto per farlo guarire. Ogni volta che un figlio sta male ci si deve sempre chiedere cosa lui voglia dirci con la malattia. E interrogarci ad esempio su cosa l'ha fatto vomitare, sul perché si senta soffocare o su cosa gli provochi quel ricorrente mal di pancia. Questo perché la malattia può essere l'espressione di un cambiamento, di un disagio o di una richiesta di attenzione da parte dei nostri figli.

I bambini infatti parlano, non solo con i loro tempi, ma usando linguaggi diversi. E possono raccontarci qualcosa di loro anche proprio attraverso la malattia, ma i genitori devono esser capaci di ascoltarla. Devono provare a capire cosa dice il corpo del loro figlio. Per imparare a parlare questa linguaggio, peraltro molto complicato, la loro attenzione nei suoi confronti deve esserre continua. «Madre e padre - spiega la dottoressa Shama - dovranno avere sempre gli occhi spalancati verso i loro figli, avere molto intuito, amore, curiosità, tempo e fantasia per osservare i loro speciali bambini. Un compito difficile reso però facile dal fatto che i bambini sono ansiosi di insegnare loro lingua del loro corpo».

Partendo dal presupposto che un bambino sano ha bisogno di amore incondizionato, verità, chiarezza, onestà, gioia, fiducia, coccole, ascolto, attenzione, esempi positivi, regole, limiti e contenimento, di seguito un piccolo vademecum, stilato dalla pediatra Shama, sui possibili cambiamenti, stati d'animo, desideri, necessità che possono far "ammalare" i nostri figli.

- Malattia come necessità di un riequilibrio
Capita quando il piccolo ha mangiato male, in modo disordinato o è andato a dormire tardi, non si è riposato abbastanza. In questi casi può comparire qualche liena di febbre, mal di pancia ed episodi di vomito. La soluzione è ripristinare le regole, rimettere il bambino a dieta: mangiare sano, dormire all'ora giusta.

- Malattia come momento di crescita
Sono le famose febbri di crescita di cui parlano i pediatri e che di solito avvengono in concomitanza proprio del compleanno dle bambino. In questo caso vostro figlio si ammala per ricostruire le forze, per diventare un'altro. E il bambino avrà bisogno di riposo, di quiete per costruire il suo nuovo corpo. In questa pausa obbligata cresce anche psicologicamente perché avrà superato un momento molto difficile ttuto da solo. Dopo la malattia il bambino sembrerà cambaito, diverso, cresciuto.

- Malattia come richiesta di riposo
Avere qualche liena di febbre può aiutare a ricaricare le pile. Quando si sta a casa tutto è più calmo, tranquillo, la mamma è tenera, la fretta di correre a scuola non c'è più. Questo è il momento in cui mamma e bambino si ritrovano, si parlano, stanno assieme, si ascoltano, si coccolano. La mamma però oltre a essere dolce, creativa e presenta nel momento della malattia del suo bimbo, una volta che questo è guarito dovrà ritornare risoluta, ferma, autorevole per rispedirlo a scuola, all'asilo e riaffermare così le regole della vita, aiurtarlo a superare le difficoltà che gli si presenteranno di fronte da grande. Bisogna insegnargli questo fin da piccoli.

- Malattia come richiesta di attenzione
Un bambino che desidera trascorrere un po' più di tempo in compagnia della mamma, del papà o del fratello maggiore può attraverso una piccola febbre esaudire (inconsapevolmente) questa sua richiesta.

- Malattia come maturazione del sistema immunitario
Il questo caso il nido è un ottimo campo di battaglia.

- Malattia come espressione di un disagio più o meno profondo
Se a scuola vostro figlio ha delle difficoltà (insegnante troppo severa, disagio con un compagno) può capitare che abbia episodi di vomito, mal di pancia e febbre. Lo stesso discorso vale nel caso in cui viva la perdita di un essere per lui caro (gatto, cane) o di una persona a lui vicina (nonno, nonna, mamma, papà). Idem di fronte alla separazione dei propri genitori che per lui significa perdita di stabilità, di sicurezza.
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